Epopea post-nucleare (oltre ogni conoscenza)
Quando, fin l’ultimo conflitto
felicemente sarà concluso,
e le sole volpi rimaste,
a calpestare la faccia della terra,
tutte avranno, invariabilmente, quattro zampe,
allora gli elefanti, della savana
e, tutti, quelli dei quattro canti del mondo,
si eleveranno; finalmente,
nella loro innata letizia,
potranno
spiccare il volo.
Liberati, dall’ottusa conoscenza,
che da sempre ha dettato
il vezzo dell’orribile calibratura:
li ha condannati al suolo e allo spavento,
come tanti, sventurati, pachidermi del fango;
gli elefanti, si eleveranno, allora
al rango che gli è proprio:
si accosteranno,
alle candide sorelle di spuma,
potranno giocare in esse, legittimati,
come capidogli
già fanno, con la schiuma del mare.
Ma… pur sempre, sotto
sotto di loro, ci sarà, sperduto
nel folto di un qualche intricato, groviglio
d’incantamento, un giovane toro furioso
pimpante di caricare una vecchia bisunta
locomotiva. Appollaiatasi, quest’ultima
sui filari di luce, delle sue intangibili direttrici;
sbigottita e confusa, nel trasalire, delle ragioni
della sua esistenza,
ritrovatasi così, sperduta,
in quel luogo vago,
d’ogni scienza ignaro…
dimentico,
d’ogni conoscenza (?)
Note:
“Il calabrone secondo le leggi della scienza non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola libero e felice” Charles Darwin.
Si è poi dimostrato che i calcoli scientifici di Darwin erano errati; tuttavia, sotto il profilo gnostico-filosofico, non è questo il punto.
Qui non si mette a tema la specifica conoscenza scientifica, ma la natura della conoscenza in generale.
Marco Rossi della Mirandola (1999).

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