Episteme tes aletheia

Composizione grafica con Kouros di Anavyssos, statua in marmo, 530-520 a.C.

“La sostanza è l’individuo” Metafisica XII, 8 Aristotele.

   Plastico, il volume

s’impone vittorioso sui dintorni;

turgido, eretto, fallico penetra i dintorni,

misura, istituisce lo spazio.

Il fissarsi dell’idea di individuazione; l’apparire dell’individuo-forma,

il suo stagliarsi sullo sfondo-informe dell’indifferenziato.

Il farsi spazio dell’uomo

Affinché l’uomo possa farsi spazio, possa conoscere-interpretare-produrre il mondo, è necessario che prima fluidifichi lo stato naturale primigenio (“Lo squartamento del Dio” così si esprime Severino). Il conoscere stesso è questa fluidificazione: sapere è potere. Questione del Peccato originale. Il frutto dell’Albero della conoscenza è l’universo conosciuto, cibandosi del frutto – del “dio squartato” – Adamo incorpora, ingloba il mondo.

Il farsi spazio è tipico dell’uomo, non nel senso che si “fa spazio” a spallate, ma che egli stesso è il “farsi” spazio, è l’apparire finito come spazio, Luogo stesso dell’apparire, lo “spalancarsi della mente” (“L’universo trova spazio dentro me” Lucio Battisti).

Come ogni altro ente, anche lo spazio appare all’uomo (nel cerchio finito dell’apparire, appare quell’essente che chiamo spazio), e appare nella sequela delle determinazioni che è venuto manifestando nella storia della scienza. L’uomo stesso è la “radura”, il “foro” (termine vichiano, in La scienza nuova). Lo spazio, nelle sue progressive determinazioni, non è stato fatto dall’uomo, è come maturato. L’uomo si “fa spazio”, si allarga, è un farsi spazio, lo spazio è il frutto dello spaziare dell’uomo, l’arricchirsi progressivo del suo spaziare, del suo sapersi come spazio.

È con lo spaziare del corpo che l’uomo si “fa spazio”, si conosce come spazio, metafora del Luogo mentale che egli è. Il Destino porta all’apparire le sue determinazioni spaziali, le determinazioni spaziali “uomo”, l’uomo sorge e si spande come spazio, Luogo mentale come luogo-cantiere del mondo.

È nella società che l’uomo si fa spazio a spallate, col circuire i suoi simili, illudendoli, manipolandoli. In verità ogni individuo, è un farsi spazio, lo scoprirsi come il cantiere del mondo, luogo del mondo, nel contesto del suo maturare storico, il dipanarsi progressivo dell’umanità.

Note:

Lo spazio empirico è un essente che appare, la prospettiva lineare ne offre una descrizione emblematica. Il Luogo dell’apparire è il Luogo (metafisico) nel quale appare lo spazio empirico (comunemente inteso come luogo fisico).

Marco Rossi della Mirandola (08/05/23).

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