La uoma

Spesso è il linguaggio che determina le cose, specie se si tratta delle forme sociali, che riguardano il costume, la morale, la Civiltà. Nella parola si preannuncia il sorgere di nuove forme, ma nella parola anche possono fissarsi forme desuete, fungendo da freno al loro tramonto.

Il termine “donna” si traduce “signora della casa”, è una parola retaggio della cultura patriarcale. All’origine, a colei che venne chiamata “donna” fu, sì, assegnato, il ruolo di dominatrice della casa, ma non gli fu consentito d’impicciarsi di ciò che succede fuori dalle quattro mura domestiche. Perché mai le donne d’oggigiorno dovrebbero gradire una parola come questa, continuare con essa a dar fiato all’eco di un passato che si vuole dimenticare?

La specie umana è sessuata, è composta di maschio e di femmina, il termine “uomo” non dovrebbe alludere solo al genere maschile, ma a entrambe le figure. Perché mai, in una raggiunta parità dei sessi, continuare a dire: “l’uomo” e “la femmina dell’uomo”? Una espressione più corretta potrebbe essere: “l’uomo maschio” e “l’uomo femmina”. In effetti è così che le cose stanno in natura.

Volendo coniare un unico termine, ovvero il nome “uomo” al femminile, si potrebbe prendere a modello la soluzione adottata con tante altre specie animali, ad esempio: il cavallo e la cavalla, la gatta e il gatto, ecc. Avremo dunque: l’uomo e la uoma, oppure la uoma e l’uomo, a seconda dei gusti… Per di più, sembra che almeno gli inglesi l’abbiano già capita da un pezzo, per loro si tratta di men e women.

Marco Rossi della Mirandola (06/09/24).

Giusto per intenderci su cosa voglia dire il carattere femminile del genere umano: