“Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?” La gaia scienza (F. Nietzsche).
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Se nell’eterno ritorno dell’uguale si susseguono infiniti anelli temporali uguali, necessariamente un singolo attimo di un anello si ripresenterà infinite volte nei progressivi anelli (A1, A2 … An). Non solo, ogni singolo anello, finito, per quanto duraturo, sarà come un battito di ciglia rispetto all’infinito, di conseguenza ogni attimo “Ax” di un anello sarà separato dal suo corrispondente, negli anelli adiacenti, da un intervallo infinitesimo, tanto da poter tracciare una retta composta dagli infiniti punti corrispondenti agli attimi uguali successivi. Una retta proiettata all’infinito e senza soluzione di continuità. Ecco che, dire di sì a un singolo “attimo”, equivale a dire un sì continuo e perpetuato per tutta l’eternità.
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L’attimo, così inteso, si trova ad essere inserito contemporaneamente ad una progressione finita del tempo (quella della circonferenza di uno degli anelli), che appare, e ad una progressione sempiterna infinita, che non appare. Qualcosa che assomiglia curiosamente alla Contraddizione C della Struttura originaria di Severino: l’attimo è mobile ed immobile contemporaneamente, come l’essente sopraggiungente nel cerchio finito dell’apparire. Immobile in quanto ente eterno, in “movimento” (di un “movimento” che non appare) in quanto sopraggiungente nel cerchio dell’apparire, ed anche in movimento (di un movimento che appare) come essente empirico in divenire.
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Marco Rossi della Mirandola (27/02/24).
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Da un Commento Facebook pubblicato nel Gruppo Filosofia e Destino (27/02/24).

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