“Dei falliti ha sete l’eterna gioia”

Composizione grafica con I Gracchi di Guillaume, e Don Quixote e Sancho Panza, di Jules David.

“Dei falliti ha sete l’eterna gioia” F. Nietzsche.

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Tizio: «Re e cavalieri – Caio – hanno fatto il loro tempo, appartengono al passato».

Caio: «Certo – Tizio – re e cavalieri appartengono al passato, questa è una realtà, tuttavia è una realtà che riguarda il mondo delle parole, non quello delle cose.

Le parole spesso fluttuano, trascorrono veloci, vengono e vanno; diversa sorte spetta alle cose, sia quelle più importanti, che le meno importanti. Uno spirito nobile non si corrompe, è come lo stile classico; “lo stile classico non muta dall’oggi al domani” – direbbe Picasso –, non è soggetto ai tempi, rasenta l’eterno; non importa se lo chiami “re”, “cavaliere”, “eroe” oppure “fallito”. La classe non scorre, “la classe non è acqua”».

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“Ogni gioia vuol l’eternità di tutte le cose, vuole miele, vuole feccia, vuole la mezzanotte ebbra […].

Così ricca è la gioia, che ha sete di dolore, d’inferno, di odio, di vergogna, dell’invalido, del mondo, giacché questo mondo, oh, voi lo conoscete!

O uomini superiori, voi brama la gioia; l’indomita, la beata; brama il vostro dolore, o uomini falliti! Dei falliti ha sete l’eterna gioia.”

Il Canto dell’ebrezza, 11 – Così parlò Zarathustra (F. Nietzsche) edito da Mursia 1983, pag. 279.

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Marco Rossi della Mirandola (06/06/22).

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