Esperienza madre d’ogni conoscenza

Quand’ero bambino abitavo in campagna – in campagna gli animali non mancano – ricordo che avevo all’incirca dieci anni e giocavo spesso con i gatti. In primavera non mancavano le nidiate di gattini.

Quando non sapevo cosa fare, prendevo un gattino di qualche settimana, pochi mesi al massimo, me lo mettevo sulle ginocchia e giocavo. Poteva capitare allora che, con grande sadismo da parte mia, cominciassi a stuzzicare malamente la bestiola. Ad esempio poteva darsi che gli pizzicassi la coda, così… per studiare la cosa, come la prendeva.

Succedeva che il felino non apprezzasse siffatte attenzioni, si rivoltava, cercava di mordermi e graffiarmi, come meglio gli riusciva.

Ma ecco che, giocando con questi gatti, un giorno avvenne un fatto che mi diede assai da pensare, una di quelle folgoranti esperienze di vita che ti lasciano il segno, davvero rivelative, impossibili da dimenticare.

Capitò quella volta che avevo due gatti sulle ginocchia.

Ecco dunque: quando andai per pizzicar la coda di uno di loro, quello, invece di rivoltarsi contro di me, come m’aspettavo, si mise a prendersela con suo fratello, lì di fianco a lui…

L’altro gatto restava sbigottito, non sapendo che cosa pensare…

Quando poi ebbi la felice intuizione di pizzicare, ad arte, con sapiente tempistica, anche la coda dell’altro gatto, ecco che quelli se le menavano di santa ragione: pareva volessero mangiarsi vivi, tanto erano infuriati.

Completamente accecati dall’odio, l’uno dell’altro, per nulla sospettavano dell’inganno; io ero completamente scomparso dal loro orizzonte, non facevo parte del loro mondo, come fossi diventato d’un tratto assente, invisibile proprio. 

Ricordo che, fin d’allora, tante volte mi son chiesto se qualcosa del genere potesse capitare anche fra gli uomini. Quante volte diamo la colpa al nostro vicino, ce la prendiamo con lui, a causa di questioni più grandi di noi, situazioni che sono dovute a forze che ci sovrastano, a burattinai che non ci è dato vedere, dei quali neppure sospettiamo.

Così suona un versetto del Vangelo di Matteo: “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra” Mt 6,3.

In questo versetto Gesù non parla in generale, al contrario si riferisce a un segreto assai particolare, quello dell’elemosina. È tuttavia facile intuire quanto possa sedurci la rimozione di questo dettaglio, ed estendere il comando di Gesù a qualunque attività ci convenga consegnare al segreto. Ecco che, a tal punto travisato, questo versetto ci fornisce una giustificazione per il nostro comportamento, e ci lenisce il morso della coscienza.

Quanti soldati, per fare solo un esempio, semplici operai e contadini ignari, italiani e austriaci, della Grande Guerra, son morti al fronte senza sapere il perché del loro odio: quale ragione personale li portava a giungere ai ferri corti?

Forze e motivazioni a loro ignare: Intelligence, Servizi segreti, Ragion di Stato, questioni che neppure sospettavano; tuttavia si odiavano accanitamente, lottando corpo a corpo, s’infilzavano a baionettate…

Questo artificioso offuscamento della coscienza, ricorda il motto latino divide et impera /dividi e conquista/, con il quale si vuole significare che la strategicamente voluta divisione e rivalità dei popoli, giova a chi vuol dominarli.

Ecco che, quando non sapevo che cosa fare, prendevo un paio di gattini, me li mettevo sulle ginocchia e mi godevo lo spettacolo. 

Marco Rossi della Mirandola (10/10/21).

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