Flatus vocis?

Solo una questione di parole?

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Secondo la mia Carta d’Identità, perfettamente in regola e non scaduta, ho 68 anni di età, riporta infatti che sono nato il 14 Maggio 1956.

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Trovo però, non si possa tacere di una curiosa osservazione: è vero che il 14 Maggio scorso ho compiuto 68 anni, ma, appunto per questo, ora mi trovo nel corso del 69° anno dal giorno in cui sono stato partorito, nel linguaggio corrente “vado per i 69”.

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Se si aggiunge poi che il momento della nascita, solo per convenzione fa riferimento all’evento del parto (tace infatti circa l’importanza del concepimento, come se la fecondazione fosse questione di lana caprina), ecco che proprio in data odierna, 14 Agosto (9 mesi prima del mio prossimo compleanno), vedo il compimento del mio 69° anno, e metto piede, per così dire, sul “territorio” del mio reale, biologico non convenzionale, 70° anno.

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Oggi, a ragion veduta, posso quindi festeggiare il mio debutto nell’anno 70° della mia vita.

A pensarci bene, che senso ha celebrare il compleanno tradizionale? Si tratta di festeggiare qualcosa di compiuto, finito e archiviato, del tutto morto e sepolto. La festa del debutto, invece, è la festa dell’inizio di un nuovo anno, il giorno del suo primo vagito. La ragione del suo festeggiamento è ben più giustificata.

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Qualora, la suddetta osservazione, la applicassimo al nostro comune Calendario gregoriano, avremo il 25 Marzo come giorno del Concepimento di Gesù (25 Dicembre – 9 mesi = 25 Marzo). Da notare en passant che il 20-21 Marzo è l’equinozio di Primavera, inizia l’anno solare: evento astronomico naturale, non una convenzione.

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Oggi, presa per buona la data odierna – 14 Agosto 2024 – siamo dunque nel bel mezzo del 4° mese del 2025° anno dalla Annunciazione…

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Per una Palestra filosofica

Tieniti sempre allenato a scrutare le cose e le parole da più punti di vista.

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Marco Rossi della Mirandola (14/08/24).