Il Capocorda alpino

Composizione grafica con scalatori su uno scenario cosmico.

La vita è una cordata, un’impervia cordata diretta alla cima più alta, in vista della Cima dell’uomo. Il Capocorda alpino tira su chiunque si atteggi a tirarlo giù. Quelli che lo vogliono tirar giù, lui li tira su…

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Ben altro criterio mostra il vendicativo. Risoluto lui recide la corda, butta giù senza esitazione chiunque minacci di ti­rarlo giù. Il vendicativo butta il bambino con l’acqua sporca, condanna l’uomo per i suoi errori (veri o presunti). Il Capocorda salva l’uomo dai suoi errori, col suo esempio forte e risolutivo dimostra che ce la possiamo fare!

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La vendetta è un’ammissione di sconfitta. Il vendicativo dà prova della sua sconfitta capitale.

Nella vicenda più im­portante di questo mondo, nell’impervia ventura umana, “offrire l’altra guancia”, è segno di Vittoria, Trionfo sull’oblio della gioia. Il Capocorda è Vittorioso sugli errori dell’uomo.

Tutto questo dev’essere comprensibile, comunicato con chiarezza, perché l’aria a queste altitudini è rarefatta ed è facile perdere la memoria. È facile scivolare a valle, sprofon­dare nella nebulosa vallata del senso comune.

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Il perdono non è un decoroso articolo moralistico, neppu­re può dirsi il sigillo di una moralità matura e responsabile, è invece il dono di un’illuminata consapevolezza. Non si ap­proda al vero perdono seguendo la rotta della seriosa sag­gezza, neppure per la via della bontà doverosa (“Uno solo è buono” Mt 19,17). Si perdona, davvero, solo per strenua brama di gioia, per non smarrire la memoria, per essere Vittoriosi!

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Marco Rossi della Mirandola (2022).

Brano tratto da Il Padano – Editore Gruppo Albatros Il Filo; Roma, 2022; pag. 167.

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