L’Apparire (fra Zen e Severino)

Composizione grafica con citazioni di E. Severino.

A volte Emanuele Severino pare liquidare alla leggera il pensiero orientale antico definendolo “preistoria del pensiero greco occidentale”. Non mancano tuttavia molteplici analogie fra diversi luoghi del suo pensiero e altrettante caratteristiche proprie del buddhismo Zen, fermo restando la radicale diversità dei loro fondamenti concettuali. Di seguito alcuni esempi.

1) Il primato dell’Uno rispetto a ogni Dualismo (sia nel Monismo Zen, sia nell’Essere filosofico di Severino),

2) “La Struttura originaria è l’Unità originaria dei contrari” Severino; lo stesso identico concetto viene affermato da D. T. Suzuki (autorevole divulgatore del pensiero zen in Europa) in contrapposizione all’idealismo, che pare ricercare la sintesi fra contrari posti in partenza (tesi e antitesi). Secondo Suzuki l’Unità non segue la tesi e l’antitesi, come loro sintesi, ma le precede, come loro Origine.

3) L’uomo come inconsapevole illuminato (nello Zen), l’uomo re che si crede mendicante (in Severino).

4) Questo mondo degli illusi (nello Zen), questo mondo dei folli (in Severino).

5) La condizione spirituale del maturo samurai zen, è l’aver superato la paura della morte, considerata come un alcunché d’irreale; similmente in Severino, la morte è solo un articolo culturale, una evenienza non esperibile in prima persona, per di più, contraddetta dalla sua impossibilità logica: in verità non si dà ente che non sia eterno (Ex nihilo nihil fit).

6) Sul rapporto Uno-Molteplice: la sola sillaba sacra “OM” sta a significare la summa di tutte le sillabe e di tutte le parole possibili (buddhismo); in ogni singolo ente che appare, “appare” la Totalità degli enti.1 Che l’apparire dell’ente sia accompagnato dallo “apparire” della Totalità, alla prima pare un’affermazione assai sibillina (anche se non contraddittoria). Tuttavia, percepire il Tutto nell’esente immediato, è la sòfon (sapienza) di Eraclito2, ma anche la realizzazione buddhista. Esemplificando, per conoscere il sapore del mare, non ho bisogno di bere tutto il mare, mi basta un sorso: Sapiente è colui che sa di Essere; ed anche il Sapiente è un essente.

7) La coscienza-conoscenza, sia per lo Zen che per Severino, è illusione, interpretazione, credenza.

8) La visione degli enti, mandati dal Destino (fra i quali anche quell’ente che chiamo “la mia volontà”), rimanda al “distacco” buddhista.

La definizione dell’Apparire (da me liberamente composta, sulla base di due citazioni di Severino):

L’Apparire è un’iride ferma3

che attende il sorgere e il tramontare

delle eterne costellazioni dell’essere”,4

ricorda, né più né meno, l’atteggiamento meditativo della pratica zen. L’idea che tutto ciò che appare è ferreamente determinato dal Destino, mi distoglie dal sentirmi artefice d’alcunché, essa è dunque in linea col concetto buddhista del “distacco”.

9) Sapienza, da sofòn (sapiente); secondo Severino da saphes, a sua volta da phaos (luce) = illuminazione = realizzazione buddhista.

10) Come Severino, anche lo zen non è nichilista, nel senso più radicale del termine, cioè nel “Senso greco del divenire” (l’interpretazione del divenire come l’entrare e l’uscire degli essenti dal Nulla assoluto). Per questa ragione Severino definisce il pensiero orientale come la “preistoria” del pensiero greco occidentale”. En passant, questo vorrebbe dire che con Severino, attrezzati di una consapevolezza nuova inaudita – non idealista né storicista – si ricalcano le “Orme dei Patriarchi” (espressione Zen), si ritorna alla preistoria…

Cambiano i concetti generali di riferimento, cambiano i codici, le parole, ma le “cose”, nelle due dottrine, mostrano tratti sovrapponibili, cambia la “carta topografica” non il “territorio”; muta radicalmente l’impianto concettuale, ma la Realtà contemplata mostra tratti sorprendentemente sovrapponibili.

Chissà che il rapporto che lega la scienza moderna alla filosofia greco occidentale, come il tronco alla radice, non sia da rintracciare anche fra la filosofia e la sua orientale “preistoria”. Se è giusto non liquidare con leggerezza la filosofia, potrà mai essere liquidata la sua radice più profonda, la sua “preistoria”?

Note:

1 – E. Severino, Destino della necessità, Milano: Adelphi 1980, pag. 552.

2 – Frammenti di Eraclito, DK B41, B50 (En panta /Tutte le cose sono Uno, l’Uno è tutte le cose/), B108.

3 – E. Severino, La struttura originaria, Milano: Adelphi 1981, pag. 92. “Iride” richiama la figura mitologica Iris, l’Angelo Arcobaleno, che allude anche a eidos (immagine, fenomeno visibile, ap­parire: quale è l’arcobaleno), vedi Kerenyi.

4 – E. Severino, La filosofia futura, Mila­no: Rizzoli 1989, pag. 290.

Marco Rossi della Mirandola (04/06/22).

Post presente sulla App “Marco Rossi della Mirandola”.

Interesse suscitato dall’Articolo sul web


La versione Post del presente Articolo ha suscitato un particolare interesse

nei seguenti luoghi online (Pagine e/o Gruppi Facebook e/o Siti eventuali):

  • 1 –Pagina Facebook Vascello Universo -Pubblicato il 17/01/24 -n° Mi piace -n° Commenti -n° Condivisioni.
  • 2 –Gruppo Filosofia e Destino -Pubblicato il 17/01/24 -n° Mi piace -n° Commenti -n° Condivisioni.
  • 3

Tag (cliccare su uno dei seguenti tag per visualizzare gli Articoli che trattano dell’argomento).



Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *