Libertà: contraddizione di contraddizione

La libertà ha due facce, come Giano Bifronte, dio della Porta del tempo. Giano mostra due volti contrapposti, che mirano in opposte direzioni: verso il passato, l’uno, verso il futuro, l’altro.

Così la libertà: la faccia della più fascinosa illusione, da un lato, dall’altro la faccia della sobria disillusione. In altri termini, si parla di ‘libertà di’ e ‘libertà da’.

La ‘libertà di’: la libertà del poter fare quello che ci pare, del poter disporre del mondo e di tutto ciò che contiene, la folle illusione del potere.

La ‘libertà da’: sinonimo dell’incondizionato, del disilluso, del non coinvolto dalle faccende di questo mondo, del distaccato dalla mondanità.

La libertà di cui parla Gesù – “La verità vi renderà liberi” Gv8,32 – chiaramente intende quella del secondo tipo, solo essa ha a cuore la verità. Un buddhista potrebbe dire: “La ‘libertà da’, il distacco dalle cose del mondo, porta alla Illuminazione”. Non tutti i più ferventi cristiani ne hanno chiaro concetto.

La faccia del Molteplice, la moltitudine dei fumi del mondo, da un lato, e la faccia dell’Uno, un cielo sereno, senza nuvole né fumi, dall’altro: la visione dualistica e la visione monistica. Tutto ciò, l’intera estensione di questa madornale contraddizione, è racchiusa nella parola ‘libertà’.

Di più, proprio come Giano – con entrambi i suoi volti comunque mirando il tempo – contraddice la sua divinità, il suo essere eterno, anche la libertà cade in una seconda contraddizione. Può essere che “la verità vi renderà ‘liberi da’”, certo non il suo contrario, cioè che “la ‘libertà da’ vi garantirà la verità”: molti i chiamati, pochi gli eletti. Nessuna faccia, neppure quella rivolta all’Uno (un cielo sereno), se non è destino, ha il potere di aprire gli occhi.

Non sempre pronunciamo la parola ‘libertà’, in piena presenza di siffatte implicazioni.

Marco Rossi della Mirandola (31/08/25).