Per una Neo-Rivoluzione copernicana

Moto-centrismo o Stino-centrismo?

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La Rivoluzione copernicana insegna quanto sia influente il punto di osservazione, riguardo alla visione della realtà e per farsi un’idea di essa.

Circa la realtà fisica astronomica, l’oggetto “sole” che appare ad un osservatore posto sulla terra è del tutto dissimile dallo stesso “sole” qualora venga osservato dall’esterno dell’intero Sistema solare. A questo riguardo si parla di Geo-centrismo e Elio-centrismo.

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Questa meccanica della visione può essere utile per gettare una luce sul rapporto fra l’Apparire astratto dell’essente (nel contesto della Struttura originaria di Severino) e l’Apparire concreto dello stesso, specie riguardo al divenire e al movimento.

Parametro fondamentale del movimento è la velocità (qualora abbia un valore diverso da zero), e la velocità si calcola ponendo in rapporto fra loro lo spazio e il tempo (velocità=Distanza spaziale/Tempo). Ecco che il fattore spazio-temporale è condizione sine qua non della velocità, dunque del movimento.

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La dimensione spazio-temporale, la dimensione fisica, il punto di vista della terra; la conoscenza empirica, il contenuto astratto del cerchio finito dell’Apparire.

Dal punto di vista del concreto, esterno al cerchio finito dell’Apparire – dunque dimensione dell’infinito, dell’atemporale eterno – ogni manifestazione spazio-temporale è esclusa, avulsa, non ha modo di avere luogo.

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Da questo punto di vista, esterno al cerchio finito dell’Apparire, ciò che, all’interno di esso mostra i requisiti del movimento, apparirà come un ché di imponderabile, un non-movimento, un immobile privato di qualunque possibilità di divenire.

Si tratterà della manifestazione di una qualità, non di una quantità fisica; un aspetto del Tutto, non una parte materiale. Il sapore di un solo sorso dell’acqua del mare mi parla del sapore di tutto il mare, non di una sola parte.

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Ogni aspetto, ogni qualità del Tutto, è distinto e assoluto, mira all’intero, all’infinito; la parte invece è finita, misurabile, paritetica e relativa alle altre parti, mescolata e confusa con esse.

L’aspetto è una qualità imponderabile e immobile, la parte è una quantità misurabile, finita; non contempla la totalità ma si agita in essa, in contesa con le altre parti; essa è mobile e mutevole, in un perpetuo ribollire e divenire.

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L’immagine del Post intende suggerire l’idea di come dovrebbero apparire, i molteplici essenti, all’esterno del cerchio finito dell’Apparire; quelli stessi che all’interno di esso appaiono in successione: la raccolta degli innumerevoli essenti dell’essere (rappresentati nel Post dai vari raggi colorati), colti nel riverbero di una unica imperitura plenaria estatica visione.

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“Gli antichi greci nei loro miti immaginarono la dea An­gelo Iris dal nome Arcobaleno. La immaginavano come una bellissima fanciulla, tutta illeggiadrita da una sola veste di luccicante rugiada. Così suggerisce il mito l’immagine pa­radigmatica di come apparirebbero tutte le cose appena fos­sero inverate dagli splendenti luccicori dell’Angelo dell’ap­parire.*

All’iridato sguardo angelico, come bagnate di luce ai lidi li­liali di un arcobaleno celestiale, appaiono tutte le cose intorno a noi rivestite d’eterea e scintillante rugiada. Un divino batter d’ali, diafano rarefatto riverbero d’eterni lucori e cromie. Il tremulo tralucere dell’eterno, le luccicanti orme dei patriarchi. Tutto cosparso di petali di rosa, il sentiero della Gioia.”

Il Padano, Editore Gruppo Albatros Il Filo; Roma, 2022; pag. 256.

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Note:

* La figura di Iris allude anche a eidos (immagine, fenomeno visibile, apparire: quale è l’arcobaleno), vedi: Gli dei e gli eroi della Grecia, Mondadori 1989; K. KERENYI; pag. 63.

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Circa l’enigma del movimento, inerente al pensiero di Severino, vedi: La grande eresia di Emanuele Severino, Mauro Visentin, al link: https://www.raicultura.it/…/Mauro-Visentin-La-grande…

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Marco Rossi della Mirandola (11/09/24).