Immaginiamo d’istallare in una stanza vuota due computer intelligentissimi, dotati di una intelligenza assai superiore a quella dell’uomo, inarrivabile proprio. Supponiamo di disporli per una partita al gioco degli scacchi.
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Fin da subito il loro gioco risulterebbe del tutto incomprensibile, già dalle prime mosse. Neppure il più grande campione di scacchi umano saprebbe darne ragione. Le mosse, poi, si dilungherebbe – sempre in modo del tutto impenetrabile – con interminabili durate, nonostante la velocità di calcolo delle macchine, e di nuovo nessun uomo saprebbe darne ragione. Cosa si potrebbe dire, allora, sulla natura di quelle macchine? L’uomo si troverebbe nella circostanza di dover giudicare intorno a cose che non comprende, non conosce…
Quale uomo potrebbe definirle, con certezza, macchine intelligenti?
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In quella stanza, in verità, succederebbe un ché di misterioso, d’incomprensibile. Una situazione del tutto simile alla veduta di un monte imponente, o alla visione dell’impetuoso e selvaggio sbuffare dell’oceano sulle scogliere. Una situazione, in vero, simile ad ogni luogo naturale. Il monte, l’oceano, non solo, ma anche il più comune dei sassi levigati del torrente. Tutte queste cose possono forse dirsi stupide? O sono piuttosto cose intelligenti, intelligentissime, inarrivabili, che l’uomo non comprende? Pensiamo ad esempio: quale acutezza di discernimento possegga ogni grave. Il più meschino dei sassi che venga lasciato cadere – insegna Galileo Galilei – seguirà sempre, immancabilmente, la via di caduta più breve fra le infinite possibili. Può forse darsi un discernimento più acuto di questo? Ogni cosa naturale è tanto intelligente da ispirare e risvegliare l’intelligenza all’uomo stesso.
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I due computer intelligentissimi per certi aspetti sarebbero dotati di una natura del tutto simile a quella di un cielo stellato, o a quella del più comune dei ciottoli del fiume, una natura “intelligentissima” che, tuttavia, non sa di sé.
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Da qui l’imprescindibilità della presenza dell’uomo affinché alcunché di non vivente, compresa la AI (Artificial Intelligence), possa avere un senso. Solo l’intelligenza umana è realmente tale, poiché solo essa ha il potere di reggersi sulle sue gambe, non ha bisogno di qualcos’altro che gli dia un significato per esistere, qualcosa come l’uomo stesso.
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Marco Rossi della Mirandola (18/03/22).

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