Senza rete (2)

L’orientale Brahman indifferenziato contra l’Essere differenziato di Emanuele Severino

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Se il Logos non appartenesse al Tutto, il Tutto non sarebbe il Tutto. Se gli essenti e le loro forme non si trovassero da sempre nel Tutto concreto, al loro apparire dovrebbero scaturire dal Nulla e, nel Nulla dileguarsi, allo scomparire. La presenza del Logos nel Tutto, non può essere inteso che come lo stato differenziato dell’essere, l’articolato molteplice dell’Uno originario e onnicomprensivo.

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L’orientale concetto del Brahman indifferenziato pare non tenga conto del Logos comune, che tutto permea: la ragion d’essere d’ogni cosa, la sua forma articolata.

La estinzione del molteplice, la realizzazione dello stato del Nirvana (in altri termini “il non-pensiero” culmine della meditazione buddhista zen), sarà da intendersi come la estinzione del molteplice astratto, il dileguarsi delle determinazioni contenute nel cerchio finito dell’apparire (in altri termini, le illusioni della coscienza).

La conseguente visione dell’Uno indifferenziato (cioè “la illuminazione buddhista”), sarà da intendersi come visione radiosa e plenaria dell’Uno astratto, la totalità del contenuto del cerchio finito dell’apparire, orizzonte di ogni manifestazione possibile.

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Va dunque ricordato che l’Uno astratto (la totalità del cerchio finito dell’apparire) non può essere identificato con l’Uno concreto (l’originario Tutto onnicomprensivo); di conseguenza la visione buddhista dell’Uno indifferenziato (la estinzione del pensiero, il Nirvana), non sarà da intendersi come visione dello stato indifferenziato dell’Uno concreto, e non potrà essere impugnato come argomento confutatorio del concreto molteplice.

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Marco Rossi della Mirandola (02/03/25).