Sulla guerra e l’Europa dei popoli

Sulla saggezza antica

“Indaga le parole a partire dalle cose, non indagare le cose a partire dalle parole” Misone di Chene, uno dei Sette Savi dell’antica Grecia (presente nell’elenco di Platone). 

Ci si chiede: fra Putin e i leader europei, è forse Putin a indagare le cose a partire dalle parole? O non sono piuttosto gli europei? Con tutta evidenza gli esponenti di spicco europei si agitano, senza soluzione di continuità, all’interno delle loro sfere di parole, senza mai giungere alle cose. Sfere virtuali, fatte solo di parole, del tutto isolate dalla sfera delle cose concrete. 

“Le parole, in particolare i nomi, sono come il manico delle cose” Scritti filosofici, Alessandro Manzoni.

Manzoni probabilmente direbbe che bisogna seguire sempre una disciplina rigorosa: mai proferire parola che non sia vincolata ad una cosa. non ha senso impugnare un “manico” che sia attaccato ad un altro “manico”. Proprio questo sembra essere il vizio degli europei, e degli occidentali in generale, detentori della civiltà dell’immagine: immagini fotografiche e immagini verbali, slogan di parole ideologiche e preconfezionate, che hanno perso il contatto con le cose. Nel confronto con una realtà virtuale, sia pur ricca di parole civili, è nella natura delle cose che abbia il sopravvento la realtà reale, anche se costituita da una forza bruta e muta. Guai se così non fosse! Per quanto terribile si mostri il volto del reale, guai se prevalesse il virtuale sul reale.

Perché, ad esempio, Europa ed America spendono miliardi di dollari per armare l’Ucraina, invece di rifornire, a gratis, di gas e petrolio quei Paesi che sono “costretti” a importarli dalla Russia?

Perché si mette al primo posto l’interesse dell’industria delle armi, invece della vita delle genti in guerra?

Non sarebbe più logico che i Paesi del mondo, almeno quelli che invocano la pace, per prima cosa interrompessero ogni flusso commerciale ed economico verso la Russia? Il soccorso al popolo ucraino è sacrosanto e doveroso, ma dev’essere la mossa numero due. La prima mossa da fare, nel mondo delle cose concrete e oneste, deve assolutamente consistere nel togliere ogni finanziamento ai russi. Se si evita questa mossa, come sta succedendo alla grande, si incorre nella contraddizione di aiutare entrambe le forze in campo e gettare benzina sul fuoco. E questa mossa preliminare e indispensabile deve interessare tutte le Potenze del mondo che parteggiano per la pace. Può avere una reale efficacia solo se tutti vi aderiscono.

La sfera virtuale, fatta solo di parole e isolata dalle cose, certo non riguarda solo l’Occidente, nichilista e decadente, ormai interessa l’intero globo, compresa la Russia e Putin. Con tutta evidenza, anche Putin vive all’interno di una sfera di parole, ormai del tutto isolata dalla realtà delle cose, se pensa possibile realizzare il sogno di una grande Russia imperiale, compatibile col mondo attuale.

Ormai il mondo è diventato un unico organismo, ogni sua parte non può che essere un organo di questo organismo, e non può esservi futuro se non nella integrazione organica con questa unità, e da parte dell’intera umanità. Non v’è più spazio fisico sul pianeta per una pluralità di entità separate e contrapposte. 

Emanuele Severino era dell’opinione che le potenze politiche mirerebbero ad incrementare ad oltranza i loro apparati tecnologici. È ancora attuale questa visione, o non si basa forse sulle condizioni planetarie del secolo scorso? Le potenzialità della tecnologia attuale paiono aprire nuovi scenari. I potentati tecnologici attuali, privati, si sono estesi a dismisura, fagocitando l’intero pianeta, e tendono ad usare le potenze politiche come pedine della scacchiera del loro gioco. Questo scenario albeggiante, non può che interessare sempre di più il futuro dell’intero pianeta. 

È pure possibile, anche se poco credibile, che, così come i politici, anche gli stessi potentati tecnologici privati, non si rendano pienamente conto di questa realtà nascente, ma ciò non fa una differenza sostanziale sul disporsi delle nuove potenzialità. 

Sulla saggezza moderna

Cosa farebbe Gandhi, un Gandhi attuale, un Gandhi europeo?

Un Gandhi europeo forse vedrebbe che l’Europa attuale si trova in una situazione simile a quella in cui si trovava l’India ai tempi suoi. Come le genti dell’India di Gandhi, anche le genti dell’attuale Europa versano in una situazione farraginosa. L’Europa esiste esclusivamente come sfera fatta di parole, e isolata dalla viva realtà delle cose. L’Europa delle cose non esiste affatto, non esiste l’Europa della gente, non esiste l’Europa dei popoli!

Come un fiume in piena, Putin è mosso da ragioni più che ovvie, a non farsi contenere da argini virtuali! Argini fatti solo di parole, fatue e impotenti parole di pace!

La vita, la vita sana, non è fatta di parole! Le parole illuminano le cose e creano le civiltà, ma la vita, la magica titanica forza della vita, ha il sopravvento su di esse. L’Europa non solo è debole, come ritiene Putin, invero essa non è affatto reale, è una virtuale evanescenza. Ciò che manca all’Europa è la realtà della gente vivente, mancano gli europei!

Un Gandhi dell’Europa attuale farebbe una nuova “Marcia del sale*”, e la chiamerebbe la “Marcia dei rubinetti del gas”. E dovrebbe interessare tutte le genti dell’Europa. Inviterebbe ogni singolo individuo, ogni singola persona e tutte le famiglie, a chiudere il proprio rubinetto del gas, il proprio consumo di petrolio e quant’altro provenga dalla Russia. 

Putin sta offrendo agli europei, alle genti europee, più che ai loro leader politici, una fortunata e grandiosa opportunità, una opportunità della massima importanza: l’opportunità di giungere a partorire finalmente un’Europa concreta, fatta di cose reali. Una Europa fatta di vita, l’unica che abbia un senso, sorta dal sacrificio della gente, voluta dai popoli: una Europa dei popoli!

Se gli “europei”, le genti reali, vere e viventi dell’Europa, disdegnassero il sacrificio per la loro Patria, meriterebbero il trionfo dei russi.

Note

* Marcia del sale (manifestazione di lotta non violenta 1930). Pratica di disobbedienza civile. Guerra non violenta, lotta sì ma senza ricorrere alla violenza.

Come coniugare la “guerra non violenta” con il sapiente frammento di Eraclito: “Polemos Panton men pater esti, panton de basileus […]” il conflitto di tutte le cose è padre, di tutte le cose è re?

Se ne deve dedurre che conflitto (lotta, guerra) e violenza, non sono la medesima cosa. Conflitto non vuol dire violenza simpliciter; piuttosto, la violenza è segno di debolezza, d’incapacità, d’ignoranza.

Marco Rossi della MIrandola (13/06/22).

Pubblicato sull’App “Marco Rossi della Mirandola” (13/06/22).

Interesse suscitato dall’Articolo sul web


La versione Post del presente Articolo ha suscitato un particolare interesse

nei seguenti luoghi online (Pagine e/o Gruppi Facebook e/o Siti eventuali):

Tag (cliccare su uno dei seguenti tag per visualizzare gli Articoli che trattano dell’argomento).



Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *